L'area Makers, che inaugurerà durante l’evento della notte
dei ricercatori il 25 settembre, inizia a riempirsi di strumenti: dopo la
stampante 3D della Fabtotum che ha sperimentato Fabrizio è arrivata la
stampante MeccatroniCore, ed ho iniziato a fare qualche test.
Il processo di stampa che usiamo è quello “classico”
chiamato FDM (Fused deposition modelling): l’oggetto, disegnato al pc, viene sezionato virtualmente
in tante fette, le informazioni ottenute da questo processo sono una serie di
coordinate (X,Y,Z); a queste vengono unite altre informazioni, per esempio
temperatura di fusione, tipo di materiale, velocità di deposizione, e infine tutto il pacchetto viene
inviato alla macchina.
L’ugello estrusore, scaldato a temperature intorno ai 200°C
(a seconda del materiale: plastiche PLA, ABS, cera, pasta di legno, cioccolato…),
depone il materiale, uno strato sopra l’altro, seguendo le coordinate
indicate, fino a compimento di tutto l’oggetto.
Non è certo una novità ma ciò che risulta interessante è che
il costo di questi strumenti si è molto abbassato e le persone interessate possono
arrivare ad avere a casa propria una stampante 3D accanto ad una 2D.
Questo il mio primo risultato:
La mandibla di questo T-rex è un po' sfilacciata; cè ancora un po’ da lavorare !
La stampa è durata 4h38m ! per un oggetto di dimensioni
13x5x6 cm.
La velocità, come si può intuire, è un aspetto cruciale da
migliorare per questi processi di
costruzione.
Di processi costruttivi additivi (l’oggetto si costruisce
aggiungendo materiale e non rimuovendolo) ce ne sono molti altri e diversi dalla FDM.
E' interessante notare che la fonte
d’ispirazione per lo sviluppo di questo nuovo processo è stato un film!
Non potendo ancora affiancare così potenti strumenti alle nostre fantastiche 3D printing, ci siamo dotati di altri strumenti per i visitatori che ci vengono a trovare in laboratorio: stampanti 3D manuali (penne 3D)
Ecco il risultato del lavoro artistico mio e di Sofia:
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