giovedì 31 dicembre 2015

Una slot machine fatta in casa



Ecco  una delle slot machine che abbiamo costruito per un laboratorio sul gioco d'azzardo. E' di taglio molto classico e riproduce una macchina a tre rulli con 9 figure per ogni rullo tra le quali una sola figura vincente: ogni "rullo" è una fila di 8 LED rossi e 1 LED bianco centrale, il vincente.
Un pulsante START aziona la macchina che dopo circa 3 secondi di luci e suoni fa apparire la configurazione finale. 1 LED vincente paga quanto si è  puntato, 2 LED vincenti pagano 10 volte la puntata, 3 LED vincenti pagano 100 volte la puntata. Il pulsante STOP interrompe il ciclo automatico di luci e suoni e fa comparire subito la configurazione finale.
Abbiamo messo anche un pulsante chiamato RANDOM, che fa comparire la configurazione senza iniziare il ciclo di luci e suoni, ma alla fine non lo usiamo con i partecipanti.

Il funzionamento della slot machine è gestito da un Arduino Mega.


Per una maggiore comodità è stata pensata con l'alimentazione a batteria, una 9V, ma non ci è venuto in mente di misurare l'assorbimento del tutto con il risultato di scoprire, mentre le stavamo usando con le classi, che dopo un'oretta di funzionamento la batteria è già insufficiente: Francesco ha dovuto fare un intervento volante e mettere l'alimentazione a rete, ma è una soluzione poco elegante e poco comoda che dobbiamo ripensare presto.

Il laboratorio sul gioco d'azzardo rientra nel progetto MathInside, ed è realizzato in collaborazione con ricercatori del Laboratorio FDS  del Dipartimento di Matematica del Politecnico di Milano.

martedì 10 novembre 2015

Eppur si muove

Eppur si muove vorrei poterlo dire di una pianta, ma non di una qualsiasi pianta. Vorrei poterlo dire della Desmodium gyrans.
Qualche mese fa, infatti, cercando del materiale sul movimento delle piante, ho scoperto che la Desmodium gyrans, detta anche pianta telegrafo o pianta danzante, si muove con le vibrazioni del suono.
Per avere un'idea potete guardare questo video



Niente male, penso, potrebbe essere molto utile averla in laboratorio.
Lavorare sul movimento delle piante, infatti, ha un grande limite: la lentezza. Si mettono i semi in un terreno fatto con acqua e agar (una sostanza gelatinosa estratta da particolari alghe), e si aspetta qualche giorno finché non iniziano a svilupparsi le piantine. A questo punto si può iniziare a sperimentare. Qualche tempo fa, per esempio, ho fatto crescere della soia, e appena le piante mi sono sembrate sufficientemente grandi le ho capovolte. Le ho tenute sottosopra, e al buio, per circa un'ora. Cosa è successo? In un'ora le piante hanno curvato radici e fusto in modo da ristabilire il loro giusto senso di crescita: le radici verso il basso, il fusto e le foglie verso l'alto.
Potete vederlo nella seguente immagine (la porzione azzurra è il terreno di agar-acqua colorato con qualche goccia di colorante alimentare)


O ancora meglio in questa foto scattata un po' più da vicino e con il contenitore rimesso nel verso giusto.


Per questo esperimento, in totale, ci sono voluti circa 7 giorni + 1 ora.

La Desmodium gyrans, quindi, poteva essere la mia risposta al problema lentezza.
Mi procuro i semi, li metto in un vaso con la terra, innaffio e aspetto.
Dei circa 15 semi piantati solo 2 riescono a germinare. Mi prendo cura delle piccole piantine per diverse settimane finché, finalmente, decido che è tempo di fare la prima prova.

Provo subito con la musica.
Immobili.
Magari qualche parola...
Immobili.
Coinvolgo alcuni colleghi, forse con loro va meglio. Stefano ha un approccio scientifico. Come prima cosa usa suoni a diverse frequenze.
Immobili.
Prova quindi con il blues e infine con il rock.
Immobili
Barbara prova con la musica classica e il flamenco.
Immobili.
Francesco con qualcosa di inascoltabile.
Immobili.

Cerco di nuovo sul web, trovo diversi video sulla Desmodium; soprattutto trovo tante, tante teorie. Le piccole foglioline si muovono con le vibrazioni prodotte dai suoni, si muovono per cercare meglio la luce, si muovono di più al caldo meglio se umido, si muovono perché...nessuno lo sa perché, però si muovono.
Decido allora di provare con altri stimoli: il tatto, il caldo, la luce, l'umidità dell'aria, l'abbondanza di acqua, la mancanza di acqua, insomma provo un po' di tutto.


Immobili.

Eppur si muove... la Desmodium gyrans si muove. L'ho visto nei mille diversi video delle altre Desmodium, l'ho letto nei mille diversi articoli sulle altre Desmodium: perché queste stanno ferme? Saranno pigre?

Non mi arrendo
Se son Desmodium, balleranno.

martedì 3 novembre 2015

Un po' a caso e un po' no

Stiamo lavorando ancora su attività riguardanti la matematica, nell'ambito di un progetto con il Dipartimento di matematica del Politecnico di Milano. In particolare stiamo adattando al contesto museale un lavoro sul gioco d'azzardo che i matematici del Politecnico hanno preparato per essere svolto a scuola.

Mentre mi documentavo sull'argomento (anche per non fare figuracce con loro che ne sanno) ho trovato un "gioco da pub" che sembra sconvolgere le idee sulla casualità dei lanci di una moneta (testa o croce?)


Predict a coin flip!  https://youtu.be/IMsa-qBlPIE

In effetti non si scommette sul singolo risultato del lancio, ma sulla comparsa di una successione di tre risultati definita in partenza. Per esempio il giocatore sceglie come sequenza vincente "testa testa croce (TTC)" e il banco sceglie CTT. Poi si comincia a lanciare ripetutamente la moneta, prendendo nota del risultato di ogni lancio: chi gioca segna 1 punto quando gli ultimi tre risultati della successione che si sta ottenendo coincidono con la sua sequenza (e stabiliamo che vince chi totalizza per primo 5 punti). Si segna 1 punto a favore e si ricomincia a lanciare la moneta. Vediamo che cosa succede, utilizzando una successione casuale di testa e croce generata dal sito random.org:
TCTCTT 1 punto per il banco
TTTC  1 punto per il giocatore
CTCTCCTT banco, 2 punti
TTTC giocatore, 2 punti
CCCCCTT banco, 3 punti
TCCTCTT  banco, 4 punti
TCTCTCCCCTT banco, 5 punti, vince!

Apparentemente il giocatore e il banco giocano ad armi pari. La probabilità che esca una qualsiasi sequenza di tre valori è 1/8, quindi la sequenza TTC è del tutto equivalente a CTT, ma per come è strutturato il gioco le cose sono un po' diverse e il banco ha un vantaggio.

Tutto si basa sul cosiddetto Gioco di Penney, dal nome del suo inventore Walter Penney "che nel 1969 scrisse un articolo di ben 10 righe sul Journal of Recreational Mathematics; come al solito venne reso noto al grande pubblico da Martin Gardner che lo trattò in un articolo del 1974 per la sua rubrica “Mathematical Games”" (da Il paradosso di Penney).

La spiegazione di quel che avviene (scritta meglio di quel che potrei fare io) si trova in Il gioco di Penney e in Il paradosso di Penney. La versione del gioco in cui non si usa una moneta ma un mazzo di carte (con il colore blu e rosso del dorso) è descritta nella voce di Wikipedia Penney's game.  

lunedì 19 ottobre 2015

Io sono i miei microbi


Nel i. lab alimentazione abbiamo tentato di coltivare i batteri dello yogurt (Streptococcus thermophilus e Lactobacillus bulgaricus) e di alcuni probiotici (Lactobacillus Casei Shirota) che si comprano al supermercato, per vederli al microscopio, ma è stato un po’ complicato perché serve un terreno specifico (MRS agar) e in più bisogna stare molto attenti alle contaminazioni, che si evitano solo con l’autoclave e strumenti sterili.
Nel migliore dei casi si ottiene qualcosa di simile a questo


Visto al microscopio non dà grande soddisfazione, bisognerebbe forse provare una colorazione specifica e ingrandire veramente tanto.
Ma quello che forse è più interessante, non è tanto vedere i singoli batteri, ma usarli per cercare di capire qualcosa in più su quello che serve a un organismo per vivere, nutrirsi e riprodursi.

Abbiamo provato allora a far crescere sulle piastre batteri e funghi, dopo averli prelevati dai posti più disparati (mani, terra di vaso, yogurt, gorgonzola…) e in varie condizioni di luce e temperatura. Il terreno di coltura è abbastanza facile da preparare così:



Noi abbiamo aggiunto dell’amido (nutrimento per i batteri) secondo la ricetta che riporto in fondo.
Dopo qualche giorno, per vedere la crescita dei batteri, abbiamo inondato le piastre di soluzione di Lugol (tintura di iodio e acqua) che colora di viola o nero l’amido.
I risultati sono questi


Le aree bianche indicano la crescita dei batteri che si sono nutriti di amido.
La biologa californiana Tasha Sturm è riuscita a fare di più con una semplice idea.
Ha mandato suo figlio a giocare in giardino con il cane e al rientro gli ha fatto lasciare l’impronta della mano in una piastra di Petri con terreno agarizzato. Dopo qualche giorno ecco quello che ha ottenuto


Nel suo  blog http://www.microbeworld.org/component/jlibrary/?view=article&id=13867
ci sono tanti suggerimenti su come cercare di ottenere lo stesso risultato.

Un altro modo di vedere i batteri intorno a noi è anche uno spunto interessante per provare una contaminazione tra arte  e scienza: le “divagazioni” a base di batteri e piastre Petri di una studentessa dell’Università di Stellenbosch in Sud Africa, corso di laurea Scienze della Vita




Più complicato avere un’idea dei batteri dentro di noi.
Il numero totale di cellule microbiche presenti in un uomo può superare di dieci volte il numero di cellule dell'organismo stesso. Se si presuppone che i prodotti genici di queste cellule microbiche possano interagire con le cellule umane, si può dire che i geni di origine microbica possono superare di cento volte il numero di geni presenti nel genoma umano. 
Un  essere umano va pensato, quindi,  come un insieme di cellule umane e microbiche.
E’ questo il punto di partenza del progetto microbioma umano (human microbiome project) http://hmpdacc.org/ promosso dai National Institutes of Health statunitensi, con l’obiettivo di identificare e caratterizzare i microrganismi ed il loro rapporto con lo stato di salute e dell'uomo. Finora i batteri sono solo stati pesati, contati e identificati, questa è la loro mappa



Un risultato importante e uno strumento al servizio della prevenzione e di future cure, ma rimane ancora molto da capire: con quali malattie hanno a che fare i nostri batteri? Si può modificare la loro composizione con il cibo? Si possono trapiantare?
Per adesso si può partecipare a un progetto italianodi mappatura del microbioma, http://progettomicrobiomaitaliano.org, facendo richiesta dell’apposito kit e caricando in rete il risultato.
In cambio si ottiene la carta di identità della propria popolazione batterica, informazione di cui oggi non sappiamo bene cosa fare, ma un giorno, forse, letta da un esperto potrebbe servire nell’ambito di quella parte della ricerca che mira a creare farmaci su misura per ognuno di noi.

Come preparare e seminare le piastre Petri
Per ogni piastra occorrono 10 ml di H2O distillata, 0.1 g di agar (1% p/v) e 0.02 g di amido.
Aggiungere l’amido alla soluzione liquida, prima del riscaldamento.
Dopo l’ebollizione, versare nelle piaste Petri  e attendere il raffreddamento e la gelificazione del terreno (10 minuti circa).
Per la semina sospendere il campione in acqua distillata, bagnare un bastoncino di ovatta con la sospensione e seminare al centro della piastra.
Mantenere le piastre a 37-40°C per 3/5 giorni.
Dopo 3 giorni versare la soluzione di Lugol sopra il terreno di coltura

giovedì 24 settembre 2015

makey makey diy... del making, dell'open e del free

Il making ci piace un po' così...
che un po' si crea, un po' si condivide, un po' si copia, sempre lasciando traccia di quale sia l'origine delle proprie opere, sempre libero.
Quindi non racconterò di come ho trasformato un Arduino Leonardo in una Makey Makey, ma riporterò la piccola serie di passaggi che ho seguito per farlo e che ad ogni step ha moltiplicato informazioni e conoscenza in chi come me ha letto e provato.

Arduino suppongo che già sappiate cos'è visto il numero di volte che è apparsa su questo blog... ma per correttezza la ripresento: si tratta di quella scheda open-source che, con un microcontrollore della Atmel ed un ambiente di sviluppo derivato dal free-software Processing, ha contribuito alle mirabolanti sorti del maker movement.


Makey Makey, è anche lei una nostra sempre gradita ospite, si tratta di una scheda che collegata al pc è in grado di sostituire alcuni tasti della vostra tastiera con gli oggetti più disparati, rendendo quindi possibile l'interazione con programmi su pc tipo Scratch (creative commons attribution) anche toccando una banana o una pesca! (vedi MakeyMakey: quando l'informatica "esce" dal computer)


L'dea di farsi in casa una Makey Makey con un scheda Arduino l'ho trovata sul blog di Arduino, riportata dalla nostra amica Zoe Romano.

"Make Makey Makey using Arduino" è il progetto che Alpesh Vitha descrive attraverso un video pubblicato su Youtube.
Alpesh oltre a mettere a disposizione il codice che ha usato sul suo Arduino, racconta di come sia riuscito a gestire il segnale particolarmente rumoroso che viene fuori usando le resistenze che si generano quando i contatti non sono tra "veri" conduttori (mani, banane e pesche), ha utilizzato un programma i cui contenuti si ritrovano su github, una tra le più usate piattaforme di condivisione e sviluppo software per progetti open-source.

E così, grazie alla potenza della condivisione, possibile solo grazie a licenze di tipo open e free, con:


1 Arduino Leonardo 

10 jumper 
4 resistenze da 1Mohm 
5 "coccodrilli"
1 pc connesso a http://www.buttonbass.com/PlayerDrums1.html 



mi son fatto anch'io la mia Makey Makey

e credo di saperne un po' più di prima...forse.

Ah!! Attenzione!! Come si raccomanda nelle references di Arduino, se lasciate il controllo della vostra tastiera a "qualcun altro"...fatelo con le dovute precauzioni, io ho bloccato il mio pc un po' di volte esaurendo le flebili capacità della mia CPU a furia di scrivere ddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddddd 


lunedì 14 settembre 2015

Nuove stampanti in area makers


L'area Makers, che inaugurerà durante l’evento della notte dei ricercatori il 25 settembre, inizia a riempirsi di strumenti: dopo la stampante 3D della Fabtotum che ha sperimentato Fabrizio è arrivata la stampante MeccatroniCore, ed ho iniziato a fare qualche test.
Il processo di stampa che usiamo è quello “classico” chiamato FDM (Fused deposition modelling): l’oggetto,  disegnato al pc, viene sezionato virtualmente in tante fette, le informazioni ottenute da questo processo sono una serie di coordinate (X,Y,Z); a queste vengono unite altre informazioni, per esempio temperatura di fusione, tipo di materiale, velocità di deposizione, e infine tutto il pacchetto viene inviato alla macchina.
L’ugello estrusore, scaldato a temperature intorno ai 200°C (a seconda del materiale: plastiche PLA, ABS, cera, pasta di legno, cioccolato…), depone il materiale, uno strato sopra l’altro, seguendo le coordinate indicate, fino a compimento di tutto l’oggetto.
Non è certo una novità ma ciò che risulta interessante è che il costo di questi strumenti si è molto abbassato e le persone interessate possono arrivare ad avere a casa propria una stampante 3D accanto ad una 2D.
Questo il mio primo risultato:


La mandibla di questo T-rex è un po' sfilacciata; cè ancora un po’ da lavorare !
La stampa è durata 4h38m ! per un oggetto di dimensioni 13x5x6 cm.

La velocità, come si può intuire, è un aspetto cruciale da migliorare  per questi processi di costruzione.
Di processi costruttivi additivi (l’oggetto si costruisce aggiungendo materiale e non rimuovendolo) ce ne sono molti altri e diversi dalla FDM.
Guardate questa interessante presentazione  TED   (che mi è stata segnalata da Enrico) e qui il  video
E' interessante notare che la fonte d’ispirazione per lo sviluppo di questo nuovo processo è stato un film!

Non potendo ancora affiancare così potenti strumenti alle nostre fantastiche 3D printing, ci siamo dotati di altri strumenti per i visitatori che ci vengono a trovare in laboratorio: stampanti 3D manuali (penne 3D)
Ecco il risultato del lavoro artistico mio e di Sofia:




martedì 25 agosto 2015

La scoperta dell'arco

Il ponte autoportante di Leonardo da Vinci ha sempre molto successo.


Nella foto lo vedete circondato da mattoncini (blocchetti di gasbeton) e sacchetti perchè abbiamo deciso di usarlo come sostegno temporaneo per la costruzione di un arco, cioè di usarlo come centina.


Appoggiamo i blocchetti sul ponte e poi mettiamo fra un blocchetto e l'altro un sacchetto che contiene un po' di sabbia per riempire lo spazio superiore, come si fa quando si costruisce un arco



In questo modo si dà una buona forma all'arco. E poi si toglie il sostegno


Nel video l'arco non ha una forma molto elegante, dovevamo sistemare meglio i blocchetti come in questa prova


L'arco ottenuto è bello robusto, come deve essere: in questa prova abbiamo appoggiato un contenitore pesante circa 5 kg. L'arco scarica il peso sulla base di legno.


Qui vedete la costruzione del ponte autoportante di Leonardo, un modello in piccolo come il nostro.
Questo è grande e realizzato dagli studenti di una scuola. 
Questo è molto più semplice  ma fa davvero da ponte. 

martedì 18 agosto 2015

spettrometro per smartphone


In questi giorni stiamo cercando di mettere a punto la nostra stampante 3D più anziana...la nostra prima sharebot


Un progetto non troppo complesso ma abbastanza interessante per testare la nostra stampante è stato questo: http://www.thingiverse.com/thing:533598

uno scatolino da fissare alla fotocamera di un smartphone tramite due elastici che grazie ad un pezzetto di cd inserito al suo interno ci permette di fotografare lo spettro della luce.
Questo è quanto ha prodotto la nostra sharebot





E ora proviamolo!!



Quale migliore campo di prova del nostro i.lab luce?
Qui troviamo un exhibit dove vengono mostrati gli effetti ottici che 8 diverse lampade producono su una stampa colorata


e di queste 8 luci diverse abbiamo fotografato lo spettro col nostro spettrometro
1-2-3 lampade ad incandescenza, la prima con un bulbo neutro le altre due con bulbi colorati

4 lampada a fluorescenza
5 lampada alogena
6 lampada a fluorescenza
7 lampada di Wood
8 tubo a fluorescenza
si può notare la differenza tra lo spettro continuo delle lampade a incandescenza e quello a bande delle lampade a fluorescenza.

Un sito interessante rispetto alla "spettroscopia amatoriale" è http://spectralworkbench.org/, che permette di misurare on line anche l'intensità dello spettro.

Una applicazione: Using a home-made Spectrometer to test kombucha readiness
http://publiclaboratory.org/notes/mkoistinen/2-12-2013/using-home-made-spectrometer-test-kombucha-readiness-0

lunedì 3 agosto 2015

Freddo per il gelato

Nella mostra #FoodPeople è esposta una gelatiera (o sorbettiera) manuale degli anni 1940:

Con questa sorbettiera Renzo Bagnoli, fondatore della Sammontana, inizia nel dopoguerra 
la produzione di gelato nel bar di via del Giglio a Empoli

Le componenti di una gelatiera di questo tipo sono

il contenitore esterno in legno, un contenitore interno in metallo, una paletta che va nel contenitore interno e un sistema di ingranaggi e manovella che fa girare la paletta. Ecco come va usata

how to make ice cream - https://youtu.be/RyeVAiFfh8M

Il composto di latte, aromi, magari uovo, cioccolato, ecc. viene versato nel contenitore interno, si inserisce la paletta per mescolare e si chiude con un coperchio collegato all'ingranaggio a manovella: il mescolamento serve a muovere il composto ed evitare che si formino al suo interno cristalli di ghiaccio troppo grossi che rendono poco cremoso il gelato.
Si mette ghiaccio nell'intercapedine fra il secchio di legno e il contenitore interno e poi viene versata nel ghiaccio una sostanza granulare. Questo è il punto fondamentale: la sostanza granulare è sale da cucina. Il gelato non si forma agli 0°C del ghiaccio, deve essere raffreddato di più. Il raffreddamento viene prodotto dalla miscela di ghiaccio e sale che congela, cioè solidifica, a circa - 21 °C.

Ci ho provato anch'io. Ho preso del ghiaccio, l'ho messo in uno strofinaccio che ho chiuso bene, poi con un martello (meglio sarebbe stato un pestacarne) l'ho spaccato in frammenti (meglio sarebbe stato tritarlo, ma non ne avevo la possibilità). Ho messo il ghiaccio spaccato in un contenitore e ho aggiunto sale fino, così a occhio. Per misurare la temperatura ho usato un termometro a sonda, e la sonda mi è servita anche per mescolare la miscela. Nel giro di qualche secondo la temperatura è scesa a -13/-15 °C, sorprendente!


Il sale che si mette nel ghiaccio si scioglie un po' nell'acqua che si trova alla superficie dei ghiaccioli e si forma una specie di salamoia di acqua salata, ghiaccio e sale solido. Questa miscela non può congelare perchè la temperatura è troppo alta, quindi il ghiaccio deve sciogliersi: per questo sottrae calore all'ambiente, principalmente ai ghiaccioli stessi e al contenitore interno, facendo scendere la temperatura. Ghiaccio e sale è una miscela frigorifera.

Nella mia prova, in effetti, la temperatura avrebbe potuto scendere di più, fino ai circa -21° del punto di solidificazione della miscela di acqua e sale, se avessi fatto le giuste proporzioni: circa 23% in peso di sale e 77% di ghiaccio.

Quando viene sparso sale sulle strade in inverno avviene la stessa cosa: il ghiaccio sull'asfalto si scioglie (e, paradossalmente, la temperatura si abbassa) e dato che non capita spesso che la temperatura ambiente arrivi a -21°C la miscela non può ghiacciare e non si forma la lastra così pericolosa. Comunque al posto del sale da cucina se ne possono usare altri che fanno scendere ancora di più la temperatura di solidificazione.

Chi non si spaventa davanti a grafici e tabelle può approfondire la questione leggendo un post di Dario Bressanini.
Qui c'è una veloce storia delle macchine per fare il gelato.

venerdì 31 luglio 2015

Meccanismi musicali


Sto provando un nuovo percorso che faremo nel Lab. Piccoli da settembre. In laboratorio lavoravamo già con gli ingranaggi e realizzavamo meccanismi come questo nella foto.


L'attività funzinava molto bene, ma sentivo che mancava qualcosa. Mi è venuto in mente di trasformare il semplice ingranaggio in un meccanismo musicale. Il primo prototipo è questo qui sotto.


Ora ho tutta l'estate per fare altre prove.

giovedì 2 luglio 2015

Un aiuto termoplastico

Avevamo già parlato in questo blog di una termoplastica che usiamo nel laboratorio dedicato ai materiali. Diventa malleabile attorno ai 70-75°C e l'abbiamo usata e riusata tante volte: alla lunga si sporca dato che viene lavorata da tante mani ma non sembra che cambi in modo eccessivo le sue proprietà.
Quest'anno ho trovato una termoplastica che diventa malleabile attorno ai 50-55°C. Si chiama Coolmorph e si trova facilmente on line (come la Polymorph). Mi sembra un po' più appiccicosa della precedente, ma forse è solo perchè è stata poco usata, per il resto è del tutto simile alla Polymorph. Per noi è più comoda perchè il bagno termico che usiamo per scaldare il materiale ci mette meno tempo per arrivare alla temperatura giusta e abbiamo quindi sostituito la prima termoplastica con questa.

La scorsa settimana mi sono schiacciato un dito nella portiera dell'auto. Dato che mi faceva male sono andato al pronto soccorso dove hanno visto che c'è una piccola frattura: mi hanno medicato/fasciato il dito e hanno applicato un piccolo tutore per immobilizzarlo. Ecco perchè parlo qui di questa mia personale disavventura: il tutore è una striscetta ritagliata da un foglio di materiale termoplastico.


Hanno messo la striscetta nell'acqua calda di un bagno termostatico e quando è diventata malleabile l'hanno messa sul mio dito sagomandola in modo opportuno. Ovviamente non ho potuto fare a meno di chiedere notizie e raccontare della nostra termoplastica: anche loro usano acqua a 75°C  e sanno che a volte realizzano tutori partendo da palline, che è la forma in cui si presenta la termoplastica che usiamo noi quando la comperiamo. Molto gentilmente me ne hanno dato un campione, un pezzetto che dovevano buttare, e ho visto che funziona bene: dato che è un foglietto è possibile scaldarla anche con il getto di aria calda di un soffiatore (embosser).
Insomma, una giornata noiosa e di attesa al pronto soccorso mi ha riservato una interessante sorpresa finale.

mercoledì 10 giugno 2015

Una reazione a catena biblica

Questa fine di anno scolastico ci ha assorbiti completamente e non abbiamo avuto tempo di provare cose nuove. Per staccare un po' abbiamo gustato questa reazione a catena di tema biblico.



martedì 12 maggio 2015

Scaldare l'alluminio

In marzo abbiamo dedicato un fine settimana all'alluminio e ai metalli  in generale.
Francesco ha realizzato uno strumento musicale in cui si suona avvicinando o allontanando opportunamente la mano da un foglio di alluminio per alimenti: "E' necessaria una buona capacità per costruire un Theremin discreto con Arduino". Io avevo provato a giocare con termocamera, foglio d'alluminio e soffiatore d'aria calda (embosser) senza però trovare un buon effetto e lasciando quindi cadere la cosa. Ieri ho ripreso la questione e ho visto un effetto interessante.

Ho attaccato a una sottile lastra di plastica (policarbonato) una striscia di alluminio per alimenti su una faccia della lastra e una sull'altra faccia, lasciando una striscia libera fra le due.


Ho preso l'embosser (lo reggo con la sinistra), sistemato la termocamera, l'ho collegata al monitor e ho scaldato la parte della lastra opposta alla termocamera.

Quel che accade si vede nel video qui sotto (all'inizio l'immagine è sfocata ma dopo una ventina di secondi tutto si sistema). Come da convenzione tradizionale, il giallo/bianco indica le temperature più alte, il blu quelle più basse.

scaldare l'alluminio https://youtu.be/Q4Elh6HHo3s

La striscia con l'alluminio dietro la lastra (cioè verso l'embosser) si scalda rapidamente, sostanzialmente come la striscia libera: l'alluminio trasferisce bene, quindi rapidamente, il calore dell'aria calda alla lastra di plastica . La striscia con l'alluminio davanti alla lastra invece non si scalda quasi per niente: l'idea che mi sono fatto è che l'alluminio dissipi così bene il calore che arriva dalla lastra scaldata dal getto di aria calda da non aumentare la propria temperatura superficiale. Anche insistendo a scaldare proprio in corrispondenza della striscia di alluminio l'immagine non cambia.
L'allumino è un'ottimo conduttore di calore e il foglio per alimenti è molto sottile, non conosco esattamente lo spessore del foglio che ho usato io ma nel web ho trovato che lo spessore standard è 10-20 micron: mi aspettavo che dissipasse bene ma sono rimasto sorpreso ugualmente.

giovedì 30 aprile 2015

Animatoys: nuova anima ai giocattoli

Per la Kids Design Week abbiamo organizzato nella Tinkering Zone un workshop dal titolo: ANIMATOYS - E' possibile ridare vita ad un nuovo giocatolo? Giocare con la tecnologia.

Con l'aiuto di Maximiliano Romero (Physical Computing Laboratory del Politecnico di Milano | Design Department) e del gruppo di giovani design "al 29" i 15 visitatori iscritti (insegnanti, studenti universitari, giovani design) hanno lavorato per un giorno e mezzo con l'obbiettivo di dare nuova e diversa vita ad alcuni giocattoli, in particolare a dei pupazzi, mediante l'uso della famosa scheda Arduino.



Per facilitare il compito tutti hanno lavorato sullo stesso pupazzo : una simpatica e chiassosa paperetta:



Ma così come diceva una famosa pubblicità: "a scatola chiusa compro solo...." 

  
anche i partecipanti hanno aperto, smontato e analizzato l'interno della paperella pupazzo.
Il passo successivo è stato la conoscenza del sistema Arduino: una breve infarinatura ma sufficiente per iniziare a programmare motori e lettori di mp3.



 
Fatti questi passi (necessari per iniziare a lavorare) ci si è rivolta alla fase più creativa: costruire un nuovo pupazzo che facesse cose differenti. Il gruppo ha deciso di realizzare una band di musicisti.





Dopo 5-6 ore di lavoro, queste le trasformazioni:






e questo il concertino finale:




   

mercoledì 15 aprile 2015

Una ciambella di salvataggio

Una veloce segnalazione di un origami a forma di ciambella dalle proprietà interessanti: quando viene schiacciato il buco centrale mantiene la stessa dimensione, proteggendo così quel che vi possiamo mettere.



Altre informazioni in un articolo di NewScientist:  Origami doughnut squashes up to protect what's inside

mercoledì 1 aprile 2015

Circuits Games

Una delle proposte che il museo dedica agli insegnanti è il laboratorio aperto,
due ore in cui proponiamo idee ed attività attinenti ad argomenti curricolari, che proviamo e discutiamo con gli insegnanti che ci vengono a trovare.
In questi giorni abbiamo proposto un laboratorio aperto per gli insegnanti delle primarie in cui abbiamo provato un po' di circuiti elettrici.

I circuiti elettrici sono un po' dappertutto e alcuni abbastanza semplici sono spesso in apparecchi di uso quotidiano, come anche in alcuni giochi...




Con le nostre insegnanti abbiamo elencato oggetti di uso quotidiano che contengano un circuito elettrico e abbiamo provato a descriverlo:
com'è fatto un circuito elettrico?
proviamo a riconoscerlo...

abbiamo provato a utilizzarlo ricostruendo un gioco o un qualcosa di familiare tra gli oggetti elencati in partenza





Questi i risultati finali:

una lampada


ed un paio di sapientino





MATERIALI

per chi volesse reperire il materiale che abbiamo utilizzato in questo laboratorio aperto
la maggior parte proviene da vecchi giocattoli o è stato acquistato presso opitec o RS,
la gomma crepla l'abbiamo trovata solo presso un fornitore inglese

APPROFONDIMENTI

elementi che generano una trasformazione energetica,

da movimento ad elettricità

da elettricità a suono

da elettricità a movimento

alcuni esempi sono riproducibili in maniera relativamente semplice, come dai link riportati.