venerdì 28 dicembre 2012

Tinkering a natale: primi giorni

Sono finalmente iniziate le attività di natale. Costruiamo mobile e circuiti su carta.

Ecco alcuni visitatori all'opera nella penombra del padiglione Aeronavale, tra la nave scuola Ebe e il transatlantico Biancamano:














Qui vedete appesi alcuni mobile o sculture fluttuanti. C'è chi ha usato carta ritagliata in modo elaborato e chi ha creato personaggi, animaletti e figure geometriche da appendere in equilibrio.






















 "Anna" e il suo papà hanno creato una struttura rigida (senza fili) bilanciata con palline di plastilina e completata con una miriade di piume colorate. Dicono che ha l'aerodinamicità di un ferro da stiro... però di spirito brasiliano!



















Sabrina aiuta "Marco" e sua zia a mettere in equilibrio la loro mongolfiera, realizzata con un cartone da pizza e una gabbia di fili.














"Matteo" non è molto soddisfatto dell'estetica del suo cestello con pallina, ma si dice fortunato ad avere il bilanciamento del piccolo personaggio di stagnola della sua compagna.















Nella zona circuiti su carta si accende la fantasia.

C'è chi realizza biglietti di auguri. Questo in particolare ha una sorta di tasca 3d in cui vedete ritagliata la facciata di una casetta. Il cielo è realizzato con carta velina blu dietro cui è nascosto un led bianco che si accende quando si preme la batteria sulla sinistra.




Qui vedete un prodotto 3d con il relativo progetto nello sfondo. Dietro i cuori colorati si nascondono i led colorati, che sono collegati alla batteria (posta sulla base) attraverso fili di metallo colorati e arricciati a molla. I fili conducono molto bene, quasi meglio del nastro di rame appiccicoso che stiamo usando per i biglietti.














Qui si è scatenata la fantasia e l'abilità! questo gruppetto ha costruito un alberello di vischio con led nascosti nelle foglie e collegati a braccialetti di carta stagnola che quando si toccano chiudono il circuito facendo accendere le luci...













L'invenzione è stata poi ulteriormente elaborata. Oltre ai due braccialetti sono stati attaccati al circuito due "coprinaso" di stagnola. Al primo bacio... si accendevano le luci nel vischio!

BUON ANNO TINKERING FANS!

mercoledì 19 dicembre 2012

Preparandosi al natale

Ieri abbiamo continuato con i nostri prototipi per le attività di natale.

Qui stiamo costruendo i mobile. Niente di paragonabile a quelli della Fondazione Calder, ma nel nostro piccolo studiamo gli equilibri cercando di dargli una forma divertente.

Ieri abbiamo usato scovolini, piume, carte dei cioccolatini, carrtoncini, bulloni... asticelle tonde di diametro 4 e lunghezze varie (dai 60 cm in giù) e fili di cotone da uncinetto (lo spago è troppo rigido e i nodi influenzano la posizione delle bacchette).
Per fermare i fili sulle bacchette consigliamo una pasta tipo pongo o dello scotch di carta. In ogni caso qualcosa che sia facile da togliere e rimettere perchè man mano che i mobile crescono bisogna di volta in volta spostare i nodi cordini lungo le assicelle per ricreare gli equilibri necessari.



martedì 18 dicembre 2012

officina del volo

a fine novembre abbiamo riaperto per un week end l'Officina del volo con alcune novità.
Abbiamo migliorato la selezione dei materiali per la decorazione dei velivoli aggiungendo  tutte cose leggere.




piume di diverse dimensioni e coloratissime
 

scovolini da pipa, con anima di metallo, facilmente piegabili


carta di alluminio per dare all'aereo un'aria di maggior robustezza

 paiettes, nastri per i pacchetti, glitter

Abbiamo fornito ai visitatori dei blocchettini di alluminio o plastica per aiutarsi a ripassare le pieghe effettuate...utilissimi
Ecco una piccola galleria di modelli tutti volanti..ovviamente...





lunedì 10 dicembre 2012

Lattine in discesa

Nel corso di un lavoro con insegnanti abbiamo riprovato la discesa delle lattine lungo un piano inclinato.


La prima lattina è riempita quasi completamente di riso, la seconda è vuota, la terza è riempita circa a metà. Quella riempita a metà dà molta soddisfazione. Scende lentamente perchè rotolando solleva il riso dalla parte a monte: per prima cosa, il baricentro del mucchio di riso non è più sulla verticale dell'asse di rotazione della lattina e la forza peso del riso si oppone alla rotazione (genera un momento opposto a quello che determina la rotazione), e poi il riso che scivola lungo la parte interna della lattina striscia e dissipa energia per attrito, con un secondo effetto di rallentamento. Nella lattina quasi completamente piena il riso può muoversi molto di meno e il piccolissimo spostamento del suo baricentro non incide molto sulla rotazione complessiva.
Diminuendo l'inclinazione del piano si arriva al punto che la lattina piena a metà neppure inizia a rotolare. E si può trovare per tentativi quanto bisogna riempire la lattina perchè a una certa inclinazione del piano non parta.

Per evitare che le lattine slittino sul piano abbiamo inizialmente messo degli O-ring, ma poi abbiamo  riprovato usando elastici: tutto è andato bene. Basta che l'elastico sia di diametro leggermente minore della lattina così bisogna tenderlo un po' ma non troppo.

ecco le lattine pronte per la discesa,
con i loro elastici per una  aderenza  da gara

Così Marco Guido Spartaco racconta quel che accadde in una precedente occasione.

Tina, Pina e Gina erano tre amiche lattine che un bel giorno si sfidarono lungo un piano inclinato. 
Fu come una gara di discesa, però senza sci e senza neve perché ormai era quasi primavera. 
La prima a lanciarsi nel vuoto fu Tina che (vuota anche dentro) voltolò elegantemente lungo il pendio e poi ancora sul pavimento per alcuni metri prima di fermarsi. Toccò quindi a Pina che, piena di sabbia e di gloria, rotolò un pezzo più in là dell’amica dissipando tutta l’energia di partenza contenuta nella sua massa.
Venne poi il turno di Gina, che di sabbia era piena a metà (ma qualcuno diceva: “mezza vuota”). 
Gina, nonostante l’impegno (e la forza di gravità), non rotolò affatto, limitandosi a ruzzolare goffamente poco oltre il nastro di partenza. 

In tanti si sforzarono allora di spiegare un comportamento così poco virtuoso e tra questi il gruppo di discepoli raccolti intorno ad un illustre professore milanese. 
Costoro, scartata l’ipotesi che qualcuno avesse spalmato di colla la pista e constatato altresì che, anche se spinta dalla robusta Pina, la Gina continuava a derapare senza ritegno (invece che rotolare come tutte le sante lattine), cominciarono ad appassionarsi al caso. 
Obiettivo: restituire a quella lattina il rotolamento perduto.

In principio qualcuno suggerì di imbracare la Gina con un elastico prima di affidarla al pendio. Tale proposta, pur rivelandosi di indubbio progresso rispetto alla situazione di partenza, non la faceva però ancora sufficientemente competitiva. E anche la proposta di impanare la Gina con della sabbia (invece che col pan grattato e previo avvolgimento della lattina con nastro adesivo opportunamente rivoltato!) non ebbe il successo sperato. 


ecco Gina
con una croccante impanatura di sabbia
su nastro adesivo al contrario
Anche quella soluzione pur togliendo la lattina dall’imbarazzante “empasse”, non portò miglioramenti significativi. Fu a questo punto che qualcuno cominciò a sospettare che “l’alluminosa pupa” avesse aderito alla Giornata mondiale della lentezza… 
E poi all’improvviso si fece strada l’idea di provare togliere una parte della sabbia contenuta nella lattina, nel tentativo di farla finalmente rotolare in libertà. L’intuizione si rivelò decisiva consentendo alla lattina Gina di fare sempre più strada secondo il principio che… più si svuota e più si ruota!


Tina, Pina e Gina insieme ad alcune amiche

mercoledì 28 novembre 2012

Donne e scienza... in una nuvola di parole

Venerdì si è svolto da noi uno dei cinque incontro della campagna europea su donne e scienza, intitolata La scienza: un gioco da ragazze!

Abbiamo ospitato 250 ragazzi delle scuole superiori con i loro professori e li abbiamo fatti incontrare con 12 scienziate e ricercatrici italiane. Con loro hanno svolto attività nei laboratori e hanno chiacchierato di vita, soddisfazioni, delusioni...

Il dialogo è stato davvero bello. Ci è sembrato che per i ragazzi incontrare qualcuno che venisse dal mondo "vero" della ricerca scientifica sia stato interessante e abbia suscitato idee e curiosità.

Dunque se avete un ingegnere (o ancor meglio - per scalzare gli stereotipi - un'ingegnera!) da invitare in classe per una chiacchierata è proprio un'esperienza curiosa.


Con Silvana Tezza abbiamo parlato di chimica ed energia in una'azienda come l'Eni; con Stefania Iametti, Eleonora Uboldi, Tiziana Granato, Alessandra Marti di biotecnologie alimentari; con Michela Osnato di organi riproduttivi del riso; con Alessandra Tacca di celle fotovoltaiche; con Francesca Borghi di materiali nanostrutturati; con Loredana Spezzi di ricerche astronomiche; con Ilaria Baroni di robot che aiutano bimbi negli ospedali; con Ilaria Rosso di passaggi dal prototipo alla produzione; con Valeria Mordenti di aziende che fanno IT.


Alla fine della giornata ci siamo tutti riuniti in Auditorium e abbiamo chiesto ai ragazzi di descrivere le scienziate che avevano incontrato con un aggettivo. Ecco il risultato!



Per vostra informazione, questa "nuvola di parole" è stata creata con un programmino facilissimo da usare e disponibile gratuitamente on line: Tagxedo (n.b. funziona bene con alcuni browser tipo Explorer, ma non sempre con Google Chrome e altri).

Se invece vi interessano suggerimenti su attività che trattano il tema delle donne nella scienza c'è un bel progetto europeo che si chiama TWIST che sta producendo un manualetto di idee pratiche.

Leggeri e liberi

Ieri abbiamo lavorato con Eleonora, Linda e Valeria (prevalentemente insegnanti di scuola primaria) alla realizzazione dei mobiles.
Sono sculture che possono muoversi con un filo d'aria create all'inizio degli anni '30 da Alexander Calder  (vedi una breve biografia di Calder in italiano e una più soddisfacente in inglese)In precedenza Calder aveva realizzato giocattoli, e questo ce lo rende molto simpatico. Maggiori informazioni nel sito della Calder Foundation.

Ecco le creature:




Come si vede dalle foto, i materiali a disposizione erano i più vari, astine di legno, carte colorate, cartoncino, scovolini, ritagli di stoffa, bulloni, rondelle, e così via


Dare equilibrio al mobile fa sperimentare con mano tutte quelle nozioni che si imparano sulle leve, la distribuzione delle masse, il baricentro.


I mobiles sono sculture cinetiche, ma non sono le sole espressioni di questa forma d'arte. Anthony Howe è uno dei rappresentanti contemporanei e qui si vede il suo kinetic sculpture garden.

venerdì 23 novembre 2012

I colori del nero

Per un'altra attività sulla carta abbiamo utilizzato la carta assorbente da cucina. Tagliamo una striscetta larga esattamente un tot, diciamo circa due dita, con un pennarello non permanente tracciamo un segno di traverso sulla striscetta a quattro dita circa da una delle estremità, immergiamo questa estremità nell'acqua di un piatto: e vediamo che cosa succede. Il primo segno è bene farlo con il pennarello nero, poi si prova con altri colori.





Il segno viene trasportato e scomposto dall'acqua che si muove per capillarità lungo la carta. 
Abbiamo visto che nel nero c'è parecchio blu, c'è del rosso e alla fin fine anche un po' di giallo. 

Una seconda versione di questa attività è in due dimensioni. Su un foglio pratichiamo un buco e tracciamo segni con pennarelli vari. 



Arrotoliamo un secondo foglio e lo inseriamo nel foro del primo 


poi riempiamo un bicchiere di acqua e ci infiliamo il foglio arrotolato (possiamo tagliare via la parte di foglio arrotolato che spunta dal foglio).




Dopo la prova ho visto che è interessante appoggiare il foglio con i colori su un secondo foglio asciutto e guardarlo dopo che tutto si è asciugato: certi colori appaiono con più evidenza, per esempio il giallo contenuto nel nero. 



mercoledì 14 novembre 2012

La carta da forno danza lentamente nell'acqua

Lunedì scorso ho provato con un gruppo di insegnanti il cosiddetto "effetto carta da forno": prendi una confezione di carta da forno, per prima cosa ne tagli una strisciolina, la appoggi sull'acqua contenuta in un piatto, e guardi che cosa succede.
La strisciolina può essere tagliata parallelamente all'asse del rotolo di carta


oppure perpendicolarmente all'asse


L'ultimo ritaglio base è inclinato rispetto all'asse. Poi cominci a ritagliare forme più articolate cercando il movimento/danza più bello, e qui puoi davvero perderti.


Ho incontrato la descrizione di questo effetto nel Flying Circus of Physics di Jearl Walker: Liquid origami and the parchment-paper effect
Anch'io, come Walker, ho trovato differenze fra marche diverse. La più vivace fra quelle che ho provato è quella della Spam, seguita dalla Conad. Le carte da forno Coop e Mavvolgo si sono rivelate decisamente  meno brillanti mentre quella della DomoPack dà pochissima soddisfazione.

Il lavoro con gli insegnanti è stato realizzato grazie alle Officine Fabriano, che invito caldamente a produrre anche carta da forno per uso "artistico".

Tinkering workshop - elettricità, giocattoli e gran finale

Con un po' di ritardo ecco che postiamo il gran finale del nostro workshop di aggiornamento professionale con gli esperti dell'Exploratorium di San Francisco.

Prima abbiamo abbiamo lavorato tutti assieme sui circuiti elettrici e gli elementi meccanici che fanno muovere le cose.

Abbiamo pasticciato un po' con pile, cavi, lampadine, buzzer e interruttori...



Poi abbiamo smontato dei giocattoli meccanici...



Per costruirne di nuovi...



E infine abbiamo lavorato per un pomeriggio intero e una mattina alla costruzione della nostra grande catena a reazione!


Nella Sala Colonne, i tavoli disposti a biscia e ricoperti dai nostri "accrocchi" facevano un effetto bellissimo.














Una coppia ha costruito un "interruttore caotico" in cui una pallina di acciaio dentro una molla agitata faceva contatto attivando casualmente dei motorini.



Un gruppetto si è dato a macchine per salutare.


Un altro ha deciso di voler aggiungere un po' di suono al lavoro di gruppo e ha costruito un sistema a scoppio (la pallina cade quando un ago mosso da un motorino fa scoppiare il palloncino).


C'è chi ha usato rampe...

 E chi si è pazientemente affidato all'"effetto domino".



Tutto sembra molto complicato, ma in realtà ciascun gruppetto ha lavorato al suo pezzettino e alla fine abbiamo ottenuto tutti assieme un risultato bellissimo e di una complessità meravigliosa.

Se volete vedere la nostra grande macchina in azione, eccola qui - sul blog dei nostri colleghi dell'Exploratorium!